TERME ROMANE
Gli ambienti delle terme romane, parte del Circuito Museale cittadino, sono una testimonianza ben conservata di un complesso pubblico, risalente al II sec. d. C., pertinente alla città romana di Mevania, attraversata in tutta la sua lunghezza dal ramo occidentale della via Flaminia, ricalcato nel tratto urbano dall’attuale allineamento corso Amendola-corso Matteotti. Le terme sono state identificate fin dal XVII secolo, epoca a cui risale la prima documentazione del grande mosaico con animali marini. Erano ubicate in prossimità del cardo massimo, – oggi ricalcato da Porta Cannara, Piazza Garibaldi, via Crescimbeni, via Santa Margherita, – che collegava la città a Spoleto e a Perugia.
Il vano principale, da identificare con il “frigidarium”, luogo destinato al bagno freddo, le cui pareti erano decorate da nicchie e da rivestimenti di lastre marmoree, conserva uno splendido pavimento a mosaico in tessere bianche e nere con raffigurazioni del repertorio mitologico e del mondo marino, quali tritoni e ippocampi, polipi, delfini e aragoste.
Recentemente sono stati riportati alla luce i resti di altri ambienti contigui a quello del mosaico. Due vani sono forniti di suspensurae e sono probabilmente da identificare con il tepidarium e con il calidarium.
TEATRO FRANCESCO TORTI
Il teatro Torti si trova nella piazza principale di Bevagna, piazza F. Silvestri, e fa parte del Circuito Museale cittadino. Realizzato nel 1886, su progetto dell’architetto Antonio Martini, all’interno dell’antico Palazzo dei Consoli (sede comunale fino al terremoto del 1832), è intitolato al letterato Francesco Torti. La costruzione del teatro era stata fortemente voluta dalla cittadinanza che nel 1871 si era riunita in un comitato promotore e l’inaugurazione avvenne la sera del 28 agosto 1886. Con i 251 posti a sedere è uno dei teatri più piccoli dell’Umbria, ma è finemente decorato e contiene interessanti pitture ottocentesche. Il teatro ha una pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi ed un loggione; i parapetti sono costituiti da colonnine in ghisa. Il plafone è opera di Mariano Piervittori e rappresenta le Muse che danzano.
Leggi di più
Notevole era il sipario originale realizzato da Domenico Bruschi con Properzio che addita al Torti la sua patria.
In seguito al restauro, ad opera dell’architetto Bruno Salvatici, concluso nel 1994, il vecchio sipario è stato sostituito da uno nuovo, realizzato dall’artista locale Luigi Frappi, in cui è raffigurato il fiume Clitunno all’alba.
Al di sopra del proscenio è posto lo stemma di Bevagna. Rappresenta due chiavi e una croce greca sulla quale campeggia la sigla O.S.F, “Ob Servatam Fidem” ovvero “Per aver conservato e mantenuto la fede”, ed è’ stato donato alla cittadina di Bevagna nel 1360 da Papa Innocenzo VI, come ringraziamento per la fedeltà dimostrata nei confronti della Chiesa.
CHIOSTRO SAN DOMENICO
Nello splendido scenario del centro storico della città si trova il Chiostro di San Domenico. L’intero complesso conventuale e la chiesa sorgono sull’antico oratorio dedicato a San Giorgio, che insieme ad antiche strutture romane, all’epoca non identificate, ma che oggi sappiamo essere i resti dell’emporium legato al porto fluviale sul Clitunno, furono donate a Giacomo Bianconi dal Comune nel 1291 in segno di riconoscenza per il grande contributo alla rinascita della città dopo l’assedio di Federico II.
Leggi di più
Intorno al XVII secolo l’edificio subì una serie di modifiche dovute alla costruzione del Chiostro dei SS. Domenico e Giacomo , in concomitanza con il processo di beatificazione di Giacomo Bianconi . I lavori iniziarono nel 1629 e si conclusero nel 1632 , come si evince dalla trascrizione di tali date in due mattoni inseriti fra il portico e la loggia . Dopo otto anni, nel 1640-1641, venne dato inizio alla parte pittorica, affidata al pittore Giovan Battista Pacetti detto lo Sguazzino, di Città di Castello che, nelle 26 lunette, illustra le tappe fondamentali della vita del Beato Giacomo. Per l’esecuzione degli affreschi contribuirono economicamente – e lasciarono nelle lunette i loro stemmi – il Comune di Bevagna , alcune famiglie benestanti del luogo e le corporazioni delle Arti del Beato Giacomo che erano composte da bifolchi, sarti , ciabattini , canapai , funari, bastari, muratori, scalpellini e mattonari.In fondo al lato destro del chiostro, dietro una grata, si conserva ancora il pozzo da cui, secondo la tradizione, il Beato attinse l’acqua per trasformarla in vino.
Nella sala capitolare sono ancora visibili affreschi della metà del ‘300.
EDIFICIO PORTUALE
Bevagna in epoca romana era dotata di un porto fluviale collegato direttamente con Roma attraverso il Tevere, vera e propria autostrada “ante litteram”, nel quale si riversa il sistema Clitunno-Topino.
I locali sotto l’ex Convento dei Domenicani potrebbero essere inquadrabili in un grande complesso a destinazione commerciale affacciato da un lato sul porto fluviale e dall’altro sulla Flaminia, nel tratto di attraversamento urbano di Bevagna.
Si tratta dei resti di un complesso edilizio realizzato in opus mixtum, un tipo di muratura usato dai Romani con l’insieme di opus reticolatum e latericium e composto da vari ambienti, alcuni dei quali con volta a botte originale.
Leggi di più
Le strutture di questo edificio continuano nell’orto contiguo e negli scantinati di alcune case di via del Girone.
Il loro rinvenimento testimonia la consistente attività commerciale in età augustea del porto, che movimentava prodotti come frumento, olio, ma specialmente vino, molto apprezzato nella capitale dell’impero.
Bevagna si trovava infatti al centro della Valle Umbra e il suo porto fluviale – adiacente alla Via Flaminia costruita da Caio Flaminio nel 220 a.C. – costituiva un polo intermodale di scambio tra i vari sistemi di trasporto.
ACCOLTA
In un ambiente fluviale, nei pressi del torrione quattrocentesco della porta Molini, il Clitunno forma un invaso, un bacino di raccolta delle acque, – da cui il nome “Accolta” – mediante uno sbarramento, così da ottenere una caduta d’acqua per azionare il mulino, ora non più esistente.
Sullo specchio d’acqua si affaccia un lungo lavatoio pubblico dove le donne, fino a non molti anni fa, andavano a lavare i panni.
L’Accolta è visibile dal ponte sovrastante, un ponte costruito nel 1872, che fu fatto saltare nel corso della II Guerra mondiale dai tedeschi in ritirata. L’attuale ponte è frutto di una ricostruzione successiva. Nel 1872 furono costruite anche le casette del Dazio, che possiamo ammirare alla fine del ponte, utilizzate dai “portinari” della città fino al 1913.